L’ultimo articolo qui sopra l’ho scritto a febbraio 2022, poco prima che iniziasse l’ennesima guerra. Ora siamo a gennaio 2023. Che è successo in questi undici mesi? Sono stata sommersa dal carico di lavoro? Sono stata in ritiro in Tibet? Non avevo semplicemente voglia di scrivere?
A parte il Tibet, la verità come sempre si siede nel mezzo. Ho scritto centinaia di articoli, post, alcuni testi per siti e newsletter, e nel tempo libero volevo decomprimere stando il più possibile lontana dal pc.
Oggi però le dita corrono veloci sulla tastiera e ne approfitto: vi voglio raccontare la mia antistoria dell’ultimo anno. Tutte le cose che non sono successe, quelle che non ho fatto o che ho quasi fatto. Spero che l’elenco che segue vi possa confortare nel caso anche voi abbiate avuto pensieri e progetti che poi si sono interrotti: va bene così, non c’è niente di male. Planiamo sulle cose dall’alto, con leggerezza, come insegnava Calvino.
- Un corso di disegno
C’è stato un momento in cui mi sono sentita più incompleta del solito. Il fatto è che per me scrivere significa vedere: le parole disegnano immagini nella mente, ma le immagini vere colpiscono in modo più immediato e forse profondo. Per questo ho comprato un corso di “Illustrazione di balene ad acquerello”. Che non ho mai iniziato. Ma il solo fatto che è lì disponibile mi conforta: prima o poi imparerò a disegnare. Le balene ad acquerello. Perché mi piacciono. E mi piacciono perché sento che mi somigliano: mammiferi incredibilmente complessi che vivono negli abissi e ogni tanto si ricordano di respirare.- Un’antibiblioteca che cresce a dismisura
Nelle prime pagine de “Il cigno nero”, Nassim Nicholas Taleb dice che Umberto Eco possedeva una biblioteca personale di circa trentamila volumi e suddivideva i visitatori in due categorie: chi reagiva dicendo «Caspita professor Eco, che biblioteca! Ma li ha letti tutti questi libri?», e una piccola minoranza che capiva che una biblioteca non è l’appendice personale del proprio Io, ma uno strumento di ricerca.Io mi sento esattamente una ricercatrice quando compro decine di libri pur sapendo che non avrò mai il tempo di leggerli.
Perché i libri non letti sono molto più preziosi di quelli letti. Ci ricordano che quel che non sappiamo è molto più vasto di quel che sappiamo già.
Nella mia antistoria degli ultimi mesi il posto d’onore va all’antibiblioteca: una conferma non della vastità della cultura e della conoscenza ma dell’impossibilità di sapere ogni cosa.
- Le risse che non ho innescato
Lo so lo so, la violenza di certo non è la soluzione. Né fisica né verbale, e infatti a certi commenti sui social che generano rabbia, alla fine non rispondo neanche. Però diciamocelo, quante sberle abbiamo tirato - mentalmente - a chi non la pensa come noi? A volte siamo nella ragione e a volte no. E certe volte le idee si discostano così tanto che pare di parlare con gli alieni. È qui che bisogna ricordarsi di restare umani e che una risposta incazzata non innescherà nessun cambiamento positivo. Però, un sonoro “SLAP!” mentale, che goduria!
- Alcune cose che ce l’hanno quasi fatta
Quasi, perché le ho abbandonate prima della fine: un corso di hand lettering, il rinvaso delle mie innumerevoli aloe vere, qualche videogame lasciato a metà (Spiderman, The last of us, Abe's Oddysee - new’n’tasty), serie TV che nonostante il successo non mi hanno conquistata (Breaking Bad, Dark, Lucifer, After Life, Virgin River, Westworld, Black Mirror) libri che stanno bene nell’antilibreria, ma non mi sono piaciuti e perciò li ho mollati (Klara e il sole - Ishiguro, Serotonina - Houellebecq, I fiori blu - Quenau, L’usignolo - Hannah, Harun e il mar delle stelle - Rushdie, Non avevo capito niente - De Silva).
E alla fine di questo articolo vi sento che dite “chissenefrega?”.
Giusto. Ma ho voluto scriverne lo stesso, perché sono convinta che per diventare quello che siamo passiamo più spesso dalle cose lasciate a metà, dalle strade intraprese e poi interrotte, anziché dai progetti portati a termine. Ed è così che cresciamo e forse impariamo.