La letteratura russa è un bel pasticcio, e questo è tutto ciò che so sulla letteratura russa.
C’è un passaggio che mi ha fatto riflettere, contenuto nel libro Lezioni di letteratura russa di Nabokov: si parla della “Signora col cagnolino” di Čhecov. Una storia d’amore adultero che narra dell’insensatezza di alcune azioni umane (quanto vorremmo che ogni cosa avesse il suo perché?), della forza di emozioni improvvise, contraddittorie e incontrollabili che si conclude nel bel mezzo della faccenda, lasciandoci a fare i conti con il dramma di una chiusura brusca, quasi incompiuta.
In un angolo di questo libro, più precisamente al primo incontro nella stanza d’albergo della protagonista - Anna Sergeevna - con tutto quello che Čhecov poteva narrare di quell’incontro, l'autore descrive invece il dettaglio più ininfluente di tutti: una fetta di cocomero che Gurev mangia come se niente fosse.
Sul tavolo della stanza c’era un’anguria. Gurev se ne tagliò una fetta e si mise a mangiarla lentamente. Trascorsero in silenzio almeno mezz’ora.
Due persone estranee che si riconoscono in uno sguardo e improvvisamente si accendono di passione. Due amanti che si ritrovano in una stanza d’albergo, al riparo da occhi indiscreti.
E una fetta di cocomero su un tavolo.
Riusciamo quasi a vederlo, Gurev, seduto a una sedia di quel tavolo che con la punta del coltello toglie i semi a una bella fetta rossa e succosa d’anguria.
Un dettaglio difficile da scordare, forse per la sua apparente insensatezza nel contesto? O forse perché è un dettaglio così concreto e verosimile, un artificio letterario che è come uno specchio attraverso la cui superficie riusciamo a rifletterci, vedendo con gli occhi della mente un’azione che abbiamo compiuto molte volte?
Questo espediente narrativo ci dice una cosa molto importante sull’uso dei dettagli all’interno delle narrazioni, motivo per cui è stata necessaria questa premessa.
Cosa sono i dettagli e perché dovresti usarli nella narrazione
Elementi verosimili per raccontare la realtà (qualunque cosa sia, questa realtà) è la descrizione breve della parola “dettagli”.
Parafrasando Roland Barthes, i dettagli sono piccoli lussi della narrazione, elementi che sembrano inutili ma che hanno sempre una finalità: estetica o semantica.
I dettagli fanno parte di una specifica tecnica narrativa: quella che, come dice Walter Siti nel suo Il realismo è l’impossibile, vuole creare un “effetto di realtà”.
Il realismo, per come la vedo io, è l’anti-abitudine: è il leggero strappo, il particolare inaspettato, che apre uno squarcio nella nostra stereotipia mentale.
Walter Siti
Cito ancora, dalla nota dell’editore:
Solo dando al lettore qualcosa in più o in meno di quel che si aspetta, l’autore può infondergli quel senso di incertezza che la realtà produce. Perché la realtà non si dispiega ragionevolmente davanti a noi, ma ci coglie di sorpresa, a tradimento. Con un dettaglio inatteso nega la favola e ci convince di un intero mondo da esplorare. Così, il realismo fa lo stesso effetto della magia, dona a chi guarda il piacere di ingannarsi.
Sollevare il velo dell’abitudine, colorare il muro del pensiero stereotipato con uno schizzo di vita: questo è l’obiettivo dei dettagli. Ecco alcuni esempi di dettagli che mi è capitato di incontrare e che si fanno ricordare per la loro forza narrativa.
- In Lolita, Nabokov raggiunge una potenza incredibilmente concentrata nel descrivere la morte della madre del protagonista. È un dettaglio che potrebbe non fornire, ininfluente nello sviluppo della storia. E anche se racchiuso fra parentesi, niente smorza quella carica vitale unica: “la mia fotogenicissima madre morì in un bizzarro incidente (picnic, fulmine)”. Dentro quelle parentesi la tua immaginazione ha costruito tutta la scena: riesci a vederla?
- In Madame Bovary, Flaubert racchiude in una sola immagine la triste condizione di moglie infelice di Emma: dopo qualche tempo “si punse le dita con qualcosa. Era un filo di ferro del suo mazzolino da sposa. I fiori d’arancio erano gialli di polvere, e dai nastri di seta pendevano sfilacciati gli orli d’argento. Lo buttò nel fuoco. Divampò più rapido della paglia secca”. Un amore appena abbozzato, l’emozionante principio della vita di coppia viene racchiuso nell’immagine del bouquet di fiori della sposa, ricco di dettagli inutili al fine della narrazione, dai quali però riusciamo a capire la situazione emotiva di Emma: una condanna al suo destino di adultera, irrequieta e insoddisfatta.
- In Due vite, premio Strega 2021, Emanuele Trevi racconta il collegio di preti in cui Rocco Carbone vive la sua vita da liceale: “era, - ed è ancora - uno di quei posti di Roma sui quali il tempo si stende come una muffa, qualcosa di addirittura palpabile e dotato di un odore particolare”. Una pausa nella trama, uno spazio elastico in cui il racconto si dilata, cercando di fermare il tempo attraverso un ricordo che vuole coinvolgere anche l’olfatto. Ma l’incedere dei fatti è inesorabile.
- In Moby Dick i dettagli e le divagazioni compongono una strada parallela, un romanzo nel romanzo. Melville adopera continuamente interruzioni di trama che mostrano sfumature e minuzie non essenziali, ma che completano un quadro di fervida immaginazione letteraria. Un esempio è la famosa notte alla Locanda del Baleniere, quando Ismaele, non avendo un posto in cui dormire, condivide il letto con lo sconosciuto ramponiere Queequeg. Di lui viene reso un quadro nitidissimo di futili dettagli. Sappiamo, ad esempio, che amava farsi la barba con il rampone con il quale infilzava le balene, e che lo strumento era suo compagno di vita in molti frangenti; oppure che le sue braccia pesanti erano tatuate a motivo triangolare multicolore, il che lo faceva assomigliare molto alla trapunta del letto della Locanda.
I dettagli inseriti in un testo possono avvicinarci o allontanarci dalla cornice di verosimiglianza, nel senso che, come dicevo all’inizio, possono essere funzionali a un maggior approfondimento semantico del testo, oppure possono essere puramente esercizi estetici, per rendere la lettura più piacevole. Ma non è questo il punto.
La cosa importante dei dettagli è che creano una cornice, uno spazio in cui possiamo scegliere di fissarci con sguardo approfondito oppure no, proprio come si fa con i quadri: determinanti nella loro non essenzialità, creatori a loro volta di uno spazio di conversazione in cui è possibile fermarsi a riflettere. Come tante fette di cocomero allineate su un tavolo, che aspettano ciascuna il suo Gurev.